LA STRADA DELLA MIA ANIMA

La strada, la mia strada… Ti percorro da un po’, ma sei realmente la via giusta?

All’inizio del tuo percorso, poco ci credevo, ma poi, stanca di avere rimpianti, odiosi e tediosi pentimenti, e dettata dall’entusiasmo che pervade la mia natura, ho intrapreso l’ignoto viaggio.

Passo dopo passo, ho cominciato a fidarmi della tua primaria fioca luce. Via via che la percorrenza aumentava, e il mio incalzare si faceva più solerte e impavido, ti mostravi sempre più luminosa, tant’è che ingannevolmente mi hai lasciato credere di aver già raggiunto il traguardo. Al ché, quasi ingenuamente, dissi a me stessa quanto fosse stato fin troppo semplice arrivare all’obiettivo.

Ma l’insediato mio pensiero su come non mi piaccia “vincere facile”, devo essere spronata, ingolosita, stuzzicata dalla vita, aggiunto agli ostacoli, ahimè, che già riempiono l’esistenza di ognuno di noi, come dal più veritiero dei mali, sono stata strattonata e ricondotta al principio del mio cammino. 

All’origine dell’onirico sentiero vi sono giunta ruzzolando all’indietro, e con una tale velocità, da lasciarmi inebetita per un abbondante lasso di tempo. 

Non paga di tale sfacelo, mi sono inoltrata testardamente per il medesimo tracciato, ma lo sforzo si è mostrato nuovamente vano. 

La cupidigia per te, mi ha fatta cadere svariate altre volte, molte volte, troppe volte.

Tutt’oggi mi azzoppi, ma l’infinita fame che nutro nei tuoi confronti, non mi fa gettare la spugna, non me lo concede; non vuole liberarmi dal tuo irresistibile, potente e magnetico canto. 

Sovente tra le lacrime, a te mi rivolgo, e chiedo… 

Perché mi hai incatenata con così tale forza da togliermi il respiro?

Perché mi svuoti dell’acqua salata che sgorga dai miei occhi?

Perché mi fai percepire la solitudine come il più dolce dei mali?

Perché non mi permetti di raggiungere il premio a me tanto caro?

«Perché, perché, perché. Solo questo sai dire? Così facendo mi deludi. Credevo di averti insegnato ben altri lemmi, a tuo dire, tra una caduta e l’altra. 

Illuminami tu sul “perché” io sia così crudele con te. 

Siediti per un attimo su questa fantomatica strada, chiudi gli occhi, inala aria sgombra da pensieri fuorvianti, e di getto, dimmi cos’è che non ti permette di lasciar andare la penna dalla tua mano.»

Scrivo perché respiro.

Scrivo perché rinasco ogni volta che l’inchiostro traccia caratteri blue sopra un immacolato foglio. 

Scrivo perché ho tanto da dire, da raccontare, da divulgare.

Scrivo perché amo il silenzio assordante che si crea attorno a me.

Scrivo perché amo la mia solitudine di bambina, che quando entra nell’infantile esistenza, fedelmente fa visita nella maturità della vita. 

Scrivo perché rido tra dolorose e amare lacrime.

Scrivo perché mi libero, mi svuoto, mi libro nell’aria più fresca e pura che esista nell’universo.

Scrivo perché mi emoziono, e di riflesso, emoziono. 

Scrivo perché mi risulta facile farlo, un po’ come se fossi nata per non fare altro. 

Scrivo perché ho un animo sensibile, e come tale non può esser ferito dalla scrittura.

Scrivo perché ho un’anima dannata, che attraverso la scrittura si purifica dalle atrocità delle emozioni.

Scrivo per lasciare un indelebile segno del mio passaggio, in questo mondo che fugge via troppo in fretta.

«E tutto ciò ti sembra nulla? A te non appartiene il solo e semplice gesto dello scrivere, tutti possono farlo. Sii conscia che sono per te un’arte ricevuta in dono, e tuo è il dovere di custodirmi con amore e dedizione. Se decidessi di non percorrermi più nuoceresti solo a te stessa. Vesto la tua pelle, respiro la tua stessa aria, piango le tue medesime lacrime, mi nutro di te come tu ti abbeveri di me. Non gettarmi, non allontanarmi, non darmi in pasto a chi di scrittura dell’anima nulla ci azzecca.»

La scrittura è la mia vera strada?

«Ai posteri l’ardua sentenza.»