RABBIA

Una nuvola cupa permea l’aria nel mio stomaco.

In alcuni istanti è sarcasticamente dormiente, per risvegliarsi di colpo in un boato di rabbiosità fumante.

Ed eccola implodere in qualsiasi particella del mio essere, spazzando via ogni lembo di pace, così ardua da conquistare in questo ultimo tempo.

Ha più forza di uno tsunami, e desidera solo creare distruzione attorno.

È impossibile fermare questo funesto uragano quando inizia a sfociarmi dentro. È incontrollabile, irremovibile, ingestibile.

Essa muove diversamente le corde vocali, mutando la mia voce. I tratti del viso si trasformano, traendo somiglianza da quelli di una bestia feroce affamata di succulenta carne umana. Gli occhi perdono la dolcezza, acquisendo devastante malvagità.

E io, come il più mansueto degli animali, la lascio agire. Non la temo, e per questo non la fermo.

Mi vesto di collera, e affronto il mio dolore.