NONNO LORIS

Caro nonno Loris,
oggi avresti compiuto novant’anni.

Qualche mese prima della tua dipartita avevi detto: “Mi basterebbe arrivare ai novant’anni come la mia povera mamma.”
Così purtroppo non è stato.

In questa giornata ti respiro, ti odo, mi sento attorniata da te.
Penelope mi sa che prima ti ha veduto.

Questo è il quadro che ho preso da casa tua durante il vostro trasloco.
L’ho scelto per i toni d’azzurro, e per qualcosa che codesto pagliaccio mi voleva raccontare.
Ho capito poi, una volta appeso in casa mia, cosa il clown volesse dirmi.
Ci sei tu, il modo in cui si porta la mano alla gola, ricorda il gesto che eri solito fare per parlare. Avevi il buco su quel punto, e dovevi fare così per comunicare.
Spesso lo facevi con i soli gesti perché Dio solo sa quanto ti infastidisse avere quel foro alla laringe.
Sei sempre stato orgoglioso, e nel vederti così “menomato” ti sentivi inferiore, e ferito nel profondo.

In questa maschera, alle volte ti vedo felice, e altre ancora scorgo la tua tristezza, la stessa mestizia che ha accompagnato la tua intera esistenza.

Facciamoci vicendevolmente compagnia oggi.


Ti voglio bene.

Felice genetliaco nonno Loris