NATALE

Il Natale lo amo da sempre.

Da bimba perché ricevevo i doni da me desiderati, e la famiglia si riuniva a festa.

Quando sono divenuta mamma perché amavo vedere, negli occhi dei miei figli, la luce della vita brillare, mentre con le loro piccole manine, scartavano i pacchetti infiocchettati trovati sotto l’albero.

Ora, mentre i natali avanzano imperterriti, lasciando solchi sempre più profondi nel mio viso, mi prefiggo di conservare lo spirito natalizio, ahimè sempre meno percettibile, per puro egoismo vitale.

È l’unico momento dell’anno in cui, grazie alla sua magia colorata, luccicante e festosa, riesco a non essere malinconica, triste, sola.

Purtroppo l’affannarsi tra corse per addobbare gli abeti, per acquistare luminarie di ultima generazione, per accaparrarsi l’ultimo pandoro disponibile, sullo scaffale ormai vuoto del supermercato, conduce alla vigilia in un soffio d’alito. La magia termina nell’esatto momento in cui, per i cristiani credenti, allo scoccare della mezzanotte, nasce il bambinello Gesù. E proprio come nel più avvincente dei film, o nel più coinvolgente dei libri, tutto ha fine.

Torna la mestizia ben celata dietro a un sorriso, torna la cupezza dei giorni dipinti dai rimpianti, fa ritorno la solitudine vestita di orgogliosa testardaggine.